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Dormire in un monastero nel Koya-San in Giappone

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Lo racconto sottovoce. Perché qui si parla piano.
Dormire in un monastero buddista in Giappone, e più precisamente nella zona del Koya-San si tratta di un’esperienza estremamente zen. Anche con un bambino di 6 anni con decibel vocali sopra la media.

Koya-San: il vaticano del buddismo esoterico

Chiusa e protetta dalle montagne e dal monte Koya, una tranquilla cittadina montana ospita il più antico e grande cimitero giapponese, meta ogni anno di devoti legati al Buddismo esoterico Shingon.
L’abitato del Koya-San si può proprio definire come il vaticano del buddismo Shingon in quanto il monaco chiamato Kukai o, per gli amici, Kobo Daishi lo fondò intorno al 800 d.c., e decise di terminare la propria vita terrena proprio nel Koya-San dove fondò anche il proprio monastero.
La leggenda narra che il nostro Kobo Daishi, sempre pronto a fare festa, entrò nel suo sepolcro in uno stato di meditazione perenne e sia tutt’ora vivo e vegeto ma in uno stato di trance oltre la pietra, pronto a risvegliarsi quando Miroku, il Budda del futuro, scenderà sulla terra.

Per questo motivo si trova proprio qui il cimitero più grande del Giappone, l’ Oku-no-in, ci sono infatti circa 200.000 tombe che vanno dalle più antiche dei potenti Samurai alle più attuali delle importanti e facoltose famiglie giapponesi. Farsi seppellire nel Koya-San vicino a Kobo-Daishi catatonico non è mica per tutti eh!

Curiosità: anche le tombe sono marketing. Nel Koya-San vedrai delle tombe con grandi loghi in pietra sicuramente familiari: Nissan, Toshiba e altri. Ebbene sì, le famiglie proprietarie di queste aziende amano far sapere chi è seppellito lì sotto!
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La tomba della famiglia che ha fondato Panasonic

Nel Koya-San ci sono inoltre più di 100 templi, tutti racchiusi in pochi chilometri quadrati. Insomma, Roma scansati!

Il Koya-San: dove si trova e come arrivare

Nella penisola di Kii, nella prefettura di Wakayama, un treno si inerpica con fatica per le verdi montagne. E’ diretto nel Koya-San, un piccolo centro d’altura conosciuto solo dal turista più curioso.
Lo si può raggiungere da Osaka e da Kyoto usufruendo del Japan Rail Pass per buona parte della tratta oltre a un piccolo costo aggiuntivo in quanto non tutta la tratta è coperta dalle ferrovie della linea JR. Per la serie: se non è fuori dal mondo a noi non piace.

E se invece di un monastero nel verde volessi dormire in una grande città? Tokyo ti aspetta!

Dopo aver percorso la tratta in salita si scende a Gokurakubashi (giuro che non me lo sono inventato per renderti la vita difficile). Durante il tragitto il treno si fermerà in piccole stazioni in mezzo al bosco dove, in ognuna, un distinto capo stazione verificherà che come di consueto, nessuno scenda e nessuno salga. Fieramente, darà l’ok al capo treno per ripartire. Il prendere sul serio delle situazione comiche è una delle cose che ho amato di più in Giappone e che, per una persona anacronistica come me, mi ha fatto sentire a casa.

Da qui si prende una funicolare che costeggia il fianco di una montagna. Arrivati? Eh no, da qui prendi ancora un autobus fino al centro cittadino. Sembra difficile ma invece, come tutte le cose giapponesi, è tutto molto più facile di come sembra.

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Dettaglio del cimitero Oku-no-in

Cosa fare nel Koya-San

Prima di raccontarti l’esperienza di dormire in un monastero nel Koya-San non posso esimermi dal raccontarti cosa c’è da vedere.
Ti anticipo che tutto quello che dirò non riuscirà a trasmettere cosa può dare questo luogo.

Il cimitero Oku-no-in è in realtà una rilassantissima (lo so è strano) passeggiata gratuita di 2 chilometri tra i muschi e i licheni, dove il sole filtra tra gli alberi e la pace regna sovrana. Il cimitero è una continuazione del paese, non è un’ambiente chiuso come da noi e, chissà perché, viene spontaneo parlare sottovoce, quasi a fare attenzione a non svegliare qualcuno.
La passeggiata porta a un complesso di preghiera dove ampi soffitti sono coperti totalmente da migliaia di lanterne accese. Si dice che due delle quali siano accese senza interruzioni da più di 900 anni.

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Passeggiata nei muschi e licheni

L’esperienza davvero ineguagliabile, fattibile anche con i bimbi perché non c’è nulla di spaventoso, è passeggiare nel cimitero quando è già buio. E’ talmente suggestivo che esistono diversi tour che accompagnano i turisti in una passeggiata tra il boscoso cimitero. Ma ti suggerisco di non aderire.
Il luogo è sicuro e tranquillo, come dicevo per nulla “pauroso”, pertanto è molto più emozionante andarci per conto proprio che aggregarti ad asettici tours. Si ha così la libertà di fare deviazioni, fermate e godersi di più il luogo.
Se fai l’esperienza di dormire in un monastero nel Koya-San devi sapere che è necessario rientrare entro le 21.00 nei propri alloggi in quanto vengono chiusi i grandi portoni di legno dei complessi monastici.
Ma non temere.
Nel Paese del Sol Levante viene buio presto e il Koya-San non è propriamente Ibiza e alle 21.00 sarai senz’altro a rilassarti sul tuo futon!

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Le migliaia di lanterne

Dormire in un monastero nel Koya-San: la nostra esperienza

La prima regola è il silenzio.
No, forse la prima è togliersi le scarpe.
Insomma, nel monastero buddista si sta scalzi e si parla sottovoce.

I monaci ci accolgono serafici portandoci nella nostra stanza rivestita da pareti di carta di riso. I futon sono già preparati sul tatami, al centro perfetto della camera e un tè matcha ci aspetta su un piccolo tavolino. L’ambiente è grande ma essenziale. La camera si affaccia su un giardino ricco di piante con un piccolo ruscello che serpeggia tra la folta vegetazione. Come previsto, ci vengono subito dettate le regole del luogo: cena alle 18.00, chiusura del monastero alle 21.00, preghiera dei monaci alle 07.00 del mattino successivo e colazione servita alle 07.50. Sesso, droga e rock ‘n roll praticamente.
Comunque sia, le regole sono regole e non si possono non rispettare, vuoi poi che i monaci perdano il loro rassicurante self control!

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La stanza

Indossiamo subito lo yukata che ci viene fornito (il tipico indumento tipo kimono, che trovi, declinato in diverse forme, in tutti gli hotel o ryokan del Giappone) e decidiamo di fare un rigenerante bagno nell’onsen del monastero prima di cena.

Curiosità: gli onsen, i classici bagni termali (ma non solo) del Giappone, sono ovunque. Dettagli da non trascurare negli onsen: sono separati per sesso in quanto ci si immerge completamente nudi, sono vietati i tatuaggi in quasi tutti gli onsen pubblici e non tutti fanno accedere i bambini. 

L’acqua calda (quasi bollente!) è rinvigorente. Il destino ha voluto che Polpetta fosse maschio pertanto qui, ma come in tutto il viaggio, i miei bagni rilassanti sono stati ESTREMAMENTE rilassanti in quanto ero sola e senza una radio vivente al seguito.
La ruota della fortuna ha girato dalla mia parte.

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L’onsen del monastero

Dormire in un monastero: la cena

Ogni nucleo di ospiti delle poche camere del monastero ha una stanza privata dove cenare. Veniamo così accompagnati in una ambiente intimo che si affaccia sullo stesso giardino in cui si affaccia la nostra stanza. Ci sediamo ovviamente per terra e la cena ci viene servita su piccoli tavolini dove tanti piattini con diversi tipi di pietanze ci attendono. La cucina è quella tipica dello Shojin-ryori cioè senza carne, pesce, cipolla e aglio.
Inforchiamo le bacchette e…sfidiamo il nostro stomaco con una cucina così diversa dai nostri standard. Polpetta, aperto a tutte le esperienze culinarie, assaggia ma non gradisce molto. Noi, aperti a nuovi gusti, vediamo la cena come un’esperienza (anche se la cucina delle città giapponesi è molto più incline ai nostri gusti!).

Abbiamo ancora il tempo per una passeggiata notturna nel cimitero (vedi paragrafo sopra se ti sembra strano) prima di chiudere le pareti di carta di riso e gli occhi. Per la cronaca: alle 21.30. Questa si che è festa!

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La cena

Dormire in un monastero: la notte

Se tutte le camere danno su un pacifico giardino interno la notte, penserai tu, trascorre tranquilla. E invece no. Perché non c’è nulla di più rumoroso della natura!
Rane in gran concerto, le carpe (grandi come Polpetta) fanno così rumore da sembrare che vogliano uscire dall’acqua. Insomma: il caos!
Ma è incredibilmente rilassante e banalmente bello. I futon sono sottili e il tatami è grande per cui si ha l’impressione di essere sdraiati lontano da tutto e…forse è proprio un po’ così.

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Un po’ di meditazione appena svegli

Il mattino seguente

La sveglia è all’alba, la preghiera dei monaci è alle 07,00 in punto e non possiamo perdercela. Passiamo mezz’ora ad osservare un monaco che, nel tempio adiacente, recita un mantra battendo su una ciotola a ritmo.
Finita la preghiera ci dirigiamo nella nostra stanza privata per la colazione.
Qui è dura. Molto dura. Infatti, la medesima cucina viene riproposta al mattino, con tanto di verdure, brodini di funghi, alghe e tofu. E’ stata una vera prova d’onore mangiare una colazione così diversa dai nostri standard. Non ci lasciamo intimorire e mangiamo qualcosa. Tutto era davvero troppo difficile. Anche per noi.

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La colazione…uno dei pochissimi pasti che non abbiamo finito nei nostri viaggi

Poco dopo, risistemiamo i nostri zaini e lasciamo il monastero, infusi nella loro rilassatezza zen fino a quando non sentiamo la squillante voce di Polpetta che intona: “Adesso dove andiamo?”
Ok, si riparte!

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