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Palafitta in Indonesia: niente è come sembra

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Il mare cristallino, la natura incontaminata, il relax di mente e corpo.
Ma le albe e i tramonti dai mille colori possono nascondere strani segreti. Soggiornare in una palafitta in Indonesia non è sempre sinonimo di vacanza facile e rilassante, al contrario può rivelarsi un’esperienza adrenalinica!

Palafitta in Indonesia: le Isole Riau

Poco lontano dalla caotica Singapore ma già nello stato indonesiano, le Isole Riau sono un arcipelago perfetto per godere di un paesaggio tropicale ancora poco conosciuto dal turismo di massa internazionale.
Le isole più grandi e conosciute, Palau Bintan e Palau Batam offrono diversi resort che ancora riescono a fondersi con la cultura locale preservando un identità indonesiana ancora ben tangibile. Un mondo ancora (e per fortuna) molto diverso da altre isole dello stesso stato, come ad esempio Bali, un po’ troppo fagocitate dal virus del turismo di massa.

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L’infinity lagoon

Ma torniamo a noi. Una volta approdati a Singapore ed essendo alla ricerca di un posto dove trascorrere qualche giorno di mare tra natura e relax potevamo prendere un traghetto e fermarci in una delle due isole principali dell’arcipelago Riau?
Eh no, rendiamola difficile andando probabilmente nel resort più lontano dal mondo civilizzato!
Così ci siamo diretti verso l’isolotto di Palau Galang. Per arrivarci abbiamo preso nell’ordine: un traghetto, un taxi per attraversare un territorio totalmente privo di mezzi pubblici e una barchetta così precaria che Polpetta controllava se imbarcavamo acqua.
Spoiler: ne è valsa la pena, ma le avventure non sono mancate!

Un soggiorno insolito a Singapore? Decolla con noi all'interno della Capsula Hotel a forma di astronave situato nel centro di Chinatown!

Il viaggio verso la terra promessa

Ci imbarchiamo da Singapore, e fin qui tutto bene. Dopo un ora di traghetto con temperature che si aggirano intorno ai -20 gradi (quanto piace l’aria condizionata in Asia!) arriviamo al porto dell’isola principale dell’arcipelago: Palau Batam. Timbriamo il passaporto ed entriamo a tutti gli effetti in Indonesia. Dal porto, ben consapevoli di dove stavamo andando (avevo avuto molti scambi di mail in precedenza con il resort) prendiamo un taxi che ci deve portare dall’altra parte dell’isola in quanto non ci sono mezzi pubblici verso la nostra destinazione.

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Da dentro a fuori

Il tragitto sarebbe dovuto durare circa un ora e mezza ma, e qui la prima avventura, un forte temporale tropicale si abbatte sulla zona. Fulmini, saette e una strada che diventa un fiume bloccano totalmente il traffico. Ci troviamo inermi ad aspettare all’interno dell’auto mentre osserviamo precari chioschetti di frutta a bordo strada che fanno da riparo a motorini e pedoni sorpresi dall’apocalisse. Ripartiamo non appena l’acqua comincia a defluire e arriviamo alla nostra tappa intermedia: un piccolo centro abitato con galline e gatti che razzolano ovunque. Vediamo qualche barchetta in legno e capiamo che è da lì che prenderemo il nostro ultimo mezzo di trasporto per arrivare alla meta agognata: il Kiki Beach Resort!

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Base di partenza per il Kiki Beach

Così, dopo un ora di tragitto su una piccola barca a motore che costeggia isole apparentemente disabitate arriviamo nel nostro piccolo angolo di paradiso. In mezzo alla natura incontaminata delle palafitte si ergono spavalde sul mare pronte a ospitarci.

Palafitta in Indonesia: il Kiki Beach Resort

Il Kiki Beach Resort è un piccolo angolo di paradiso lontano da ogni centro abitato. Infatti, non esistono strade asfaltate per raggiungerlo, a ci si arriva o tramite mare o attraversando la giungla con dei quad.
A prima vista, tutto lascia pensare a un resort internazionale, invece, con nostra piacevole sorpresa, di internazionale non ha nulla. Gestito da personale totalmente locale e improntato a una clientela indonesiana, il Kiki Beach Resort offre camere a bordo di una infinity pool grande come un campo da calcio (per farti capire quanto era grande ti dico che la attraversavi in canoa!).

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La palafitta più esterna

Se preferisci stare lontano dall’acqua sono disponibili anche delle casette all’interno del bosco o, in alternativa, le mitiche palafitte sul mare. Noi ovviamente abbiamo scelto la palafitta più lontana dalla terraferma. Per arrivarci era necessario attraversare circa 300 metri di un ponte in legno che collegava le casette alla spiaggia.

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La nostra palafitta

Un unico grande spazio comune, anch’esso tendato, ospita il ristorante. Proprio qui, al mattino, offrono solo colazioni per local, ovvero pad thai, noodles, pollo piccante e pesce. E noi ci siamo abituati a fare colazione così, Polpetta compreso!

La Palafitta

Arredata con gusto, la stanza ti accoglie con un grande letto a baldacchino, un divano e una scrivania che da proprio sul mare aperto di fronte alla grande vetrata. E’ presente anche un bagno, con un grande finestrone che ti mette a stretto contatto con la natura, con la certezza che da lì, di sicuro nessuno ti vede.
Un terrazzino con un’amaca doppia viene sfruttato (e noi lo abbiamo fatto davvero tanto!) per cene private o aperitivi pre-serali. Anche perché a dirla tutta alla sera non c’è proprio nulla da fare. Così le serate scorrono a sentire le scimmie urlare tra gli alberi in lontananza o l’alta marea salire lentamente.

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Il barbeque a domicilio

Palafitta in Indonesia: niente è come sembra!

Ti ho descritto questo Eden e ti ho fatto un po’ sognare? Bene, perché ora arriva la parte interessante, titolo del film: la tempesta tropicale vista da una palafitta!
La scena di questo film devi immaginartela: buio totale, è notte fonda, il mare è alto e piove violentemente.
Quei piccoli tronchetti che sostengono la palafitta oscillano facendo muovere tutto. Io sono sveglia e all’erta. Le ore passano e la violenza della pioggia e del vento cresce. Nella mia testa penso già a tutti i piani di fuga possibili. Dunque: prendiamo Polpetta in braccio, corriamo attraverso il lungo pontile (ci sarà ancora?!) e arriviamo sulla terra ferma. No, meglio rimanere nella palafitta e utilizzare il materasso come zattera e qualche detrito come remo. Torce ne abbiamo?!
Intanto decido di svegliare Fabio senza allarmismi ma con un docile “Sbrigati, dobbiamo evacuare!!”. Fabio ovviamente cerca di tranquillizzarmi. Mi riporta sulla retta via: “Queste palafitte sono abituate a reggere le tempeste tropicali”, “Stai tranquilla, non c’è nessuna onda anomala che cavalca verso di noi”, “No, non è il momento di scrivere il tuo testamento Anna, tranquillizzati!” E via dicendo.
Sai com’è finita? La tempesta al mattino si è trasformata in una delle albe più belle mai viste. La palafitta è rimasta su senza nessun danno apparente (io lo sapevo, mica ne dubitavo!) e i gestori del Kiki Beach al mattino ci salutano serafici come se nulla fosse successo.

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L’alba nel silenzio assoluto

Ah, dimenticavo: il ruolo di Polpetta in tutto questo. Grandi russate per tutto il tempo e al mattino, sentendoci parlare della precedente notte chiede “E’ successo qualcosa?!”

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