Nel lontano sud ovest della Francia, relativamente lontano da tutto ciò che per noi italiani è famoso oltralpe, esiste un luogo davvero unico. Ci ho pensato molto all’aggettivo giusto che possa descrivere il dipartimento della Dordogne, ma quello che più gli si addice è unico. Perché davvero non ci sono luoghi al mondo come questo.
Scoperta per caso durante una lettura annoiata di una guida turistica, la Dordogne (o Périgord) è stata un colpo di fulmine, e le aspettative create durante l’organizzazione del viaggio sono state ampiamente confermate da questo piccolo mondo antico dal carattere sincero e ma dalla personalità decisa.
Questo articolo contiene:
Itinerario tra la Dordogne e Périgord
Primo giorno:
Abbiamo raggiunto il dipartimento della Dordogne in auto da Torino. Tratta facilmente raggiungibile in giornata tramite la rete autostradale francese (un po’ onerosa ma capillare).
Non per noi ovviamente, che abbiamo consapevolmente deciso di non fare neanche un chilometro di autostrada per assaporare così la Francia più vera. E così, paese dopo paese, borgo dopo borgo, i tempi si sono allungati tanto da dover pernottare una notte intermedia a Montélimar, la città francese patria del torrone.
La tappa ci consente così di arrivare nel Périgord nel primo pomeriggio e dedicarci subito alla scoperta della zona.
Dopo un veloce check in un tipico mulino riconvertito a bed and breakfast a Birat, un piccolo borgo strategico per visitare la zona, ci dirigiamo nel vicinissimo paese di La Roque-Gageac per immergerci nei ritmi lenti di un mondo che è altro, e la tua quotidianità è altrove.
La Roque-Gageac racchiude in sé la quintessenza della Dordogne, con il suo piccolo borgo fatto di case color ocra che si specchiano sul lento fiume dove le Gabarres, le tipiche imbarcazioni del luogo, accompagnano i turisti per un punto di vista diverso. Dopo che il tramonto ha infiammato le case color miele in un’esplosione inaspettata, ceniamo in un bistrot sotto protettivi alberi di fico.
Da non perdere a La Roque-Gageac:
– un giro in Gabarre, le tipiche imbarcazioni in legno a fondo piatto che fino al XIX secolo venivano utilizzate per il trasporto di beni e persone. Tra gli operatori presenti segnaliamo Gabarre Norbert e Gabarre Caminade che partono entrambi da La Roque-Gageac;
– I Jardins de Marqueyssac dove un dedalo di stradine tra siepi magistralmente decorate e alberi potati regalano scorci unici su tutta la valle della Dordogne. Andateci il martedì sera nei mesi di Luglio e Agosto, i giardini vengono decorati da migliaia di candele per un effetto incredibilmente romantico;
– Il Forte Troglodita che sovrasta il paese. Impossibile non chiedersi quanta ingegneria era già presente migliaia di anni addietro;
– Un volo in mongolfiera all’alba o al tramonto, per vedere i castelli del Périgord dall’alto.
Secondo giorno
Sveglia di buon ora per fare ancora una tappa nel vicinissimo La Roque-Gageac per un giro in Gabarre di primo mattino (la luce è più bella e c’è meno gente). Terminato il tour ci dirigiamo verso Beynac-et-Cazenac ad una manciata di chilometri seguendo il fiume Dordogne. Vi ricordate quel magnifico paese d’altri tempi dove una smaliziata Juliette Binoche coccola i clienti del suo negozio di cioccolato nel film Chocolat? Bene, quel borgo è proprio Beynac-et-Cazenac. E se vi ricordate le ambientazioni del film, non devo aggiungere altro. Passiamo diverse ore a visitare il borgo ed il meraviglioso castello sovrastante.
Da non perdere a Beynac-et-Cazenac:
– Le Chateau de Beynac. Arroccato su uno sperone sopra il paese, si tratta di una fortezza perfettamente conservata che ebbe un ruolo cruciale durante la Guerra dei Cent’Anni. Una valida audioguida in italiano permette di immergersi in epoche lontane mentre si passeggia tra le sale ed i maschi.
– Le Chateau de Castelnaud. Esattamente in fronte al castello di Beynac è stato il suo storico rivale durante la Guerra dei Cent’Anni. Situato a 4 chilometri nel piccolo comune di Castelnaud-la-Chapelle fu occupato dagli inglesi e poi riconquistato dai francesi. Ospita attualmente un museo medievale della guerra e tra le sue mura merlate eventi di falconeria e illustrazioni sul funzionamento delle catapulte si susseguono tutto il giorno. Da non perdere l’impagabile paesaggio sulla valle della Dordogne.
Terminiamo la visita a metà pomeriggio e decidiamo di non perdere tempo e dirigerci subito a Rouffignac dove prendiamo l’ultimo trenino della giornata che ci porta al centro della terra. Forse proprio al centro della terra no, ma le Grotte di Rouffignac permettono di scendere per 8 Km nelle viscere della terra a bordo di un comodo trenino. Vestitevi bene, non importa quanto caldo faccia all’esterno, nel profondo della terra fa freddo. Ed è buio. E se poi di colpo la guida accende la luce e disegni fatti da mani ferme ricoprono il soffitto, la bocca si apre. Si apre di fronte a processioni di mammut, stambecchi nell’atto di saltare, uri e altri animali (per la precisione 65 figure) tutti disegnati perfettamente da uomini vissuti circa 15.000 anni fa.
Dopo aver ammirato tali opere e osservato le tane degli orsi delle caverne (ora estinti) con ancora i segni sulle rocce, torniamo stanchi verso il B&B. Dettagli di una giornata perfetta: troviamo il tempo di fare il solito pellegrinaggio in un birrificio artigianale (La Lutine) e ceniamo al ristorante Le Petite Tonnelle a Beynac-et-Cazenac.
Terzo giorno
Dopo una lauta colazione sul terrazzino del B&B ci dirigiamo subito verso il borgo di Martel e la zona a nord di Cahors nel dipartimento del Lot. A pochi chilometri incontriamo subito un delizioso mercatino francese al quale non sappiamo rinunciare. E così ci perdiamo tra le bancarelle che deliziano i sensi con frutta e verdura coltivata al sole, noci (le noci del Périgord sono famossime!) e odori e profumi di ogni tipo. Estasiati partiamo dopo qualche tempo verso la zona prevista. Arrivamo a Martel nel primo pomeriggio e girovaghiamo nelle vie della “città dalle sette torri” come viene chiamata dai francesi. Ricca di edifici medievali è stata l’antica capitale dei visconti di Turenne nonché sede del tribunale giudiziario della zona.
Per far felice Polpetta (ma in realtà piace parecchio anche a noi) prendiamo il treno turistico chiamato “Chemin de fer touristique du Haut- Quercy“. Un vecchio treno a carbone che con un’escursione di un’ora attraversa un ripido sperone roccioso e regala ai turisti paesaggi mozzafiato.
Da non perdere a Martel:
– Il treno a carbone chiamato “Chemin del fer touristique du Haut-Quercy” con partenza quasi ogni ora dalla stazione di Martel da Aprile a Settembre.
– La Place des Consuls dove un’ala medievale ospita il mercoledì ed il sabato il tradizionale mercato. A lato, tra i bei palazzi è possibile scorgere l’antica roccaforte dei visconti.
Verso la via del ritorno ci fermiamo a Rocamadour, che non è solo la patria di un famoso formaggio caprino francese ma è un paese unico al mondo. Uno strapiombo di 150 metri ospita un castello trecentesco, delle cappelle e un santuario. Tutti sospesi tra cielo e terra abbarbicati (sembra) precariamente alla pietra. E’ stato per secoli uno dei più venerati luoghi di pellegrinaggio di Francia in quanto ospita una statua della Madonna a cui sono stati attribuiti poteri miracolosi. La visione che ci regala questo posto nell’ora del crepuscolo è come un tatuaggio nelle nostre menti. Ceniamo nei dintorni con tartine e, ça va sans dire, il formaggio Rocamadour.
Da non perdere a Rocamadour:
– I Santuari. Sette cappelle costruite tra il 1100 ed il 1300 pendono come sospese nella parete rocciosa. Si possono raggiungere a piedi dall’Escalier des Pelerins, 223 gradini che un tempo venivano percorsi in ginocchio, o con un comodo ascensore o ancora con un trenino turistico.
– Il Castello. Un complesso di bastioni difensivi che offrono una visuale unica della vallata. Si raggiunge tramite un Chemin de Croix che si snoda tra alberi e grotte scavate nella roccia o tramite un ascensore inclinato molto suggestivo.
– Una cena a base di formaggio Rocamadour. Un caprino dalla crosta più solida e dal cuore morbido, viene servito caldo di solito accompagnato da crostoni di pane o in insalata con le immancabili noci del Périgord.
Quarto giorno
Oggi è il grande giorno. Il giorno che per mi pregustavo da quando siamo partiti. Oggi è il giorno del mercato di Sarlat-la-Canéda!
Una cittadina color miele dallo spirito bohemienne che non lascia scampo. Te ne innamori al primo colpo! Piazzette nascoste, edifici medievali, uno squisito mercato che riempie le vie sia il mercoledì sia il sabato, Sarlat-la-Canéda non può lasciare indifferenti.
E’ una delle mete preferite dai registi, e non stupisce visto il suo fascino.
Il mercato è famoso per i prodotti a base d’oca e per le noci, il foie gras lo si trova praticamente in tutte le bancarelle. Non mi soffermo su questo alimento, anzi, suggerisco a tutti di capirne di più sulla contestata pratica del Gavage, una vera e propria tortura per le oche al fine di ottenere il foie gras, già bandita in diversi Stati. Detto questo, Sarlat-la-Canéda non è solo foie gras, è molto altro, è sopratutto molto altro!
Da non perdere a Sarlat-la-Canéda:
– i mercati settimanali. Vie e vicoli si riempiono di bancarelle ogni mercoledì e sabato. Da rimanerne storditi.
– Eglise Sainte-Marie. Un famoso architetto i cui genitori vivono ancora a Sarlat l’ha trasformata nel profano luogo del mercato coperto. Una bellissima porta in metallo alta diversi metri merita uno sguardo più approfondito.
– La cattedrale Saint-Sacerdos. Stili differenti compongono quella che è stata un tempo l’abbazia cluniacense di Sarlat.
– Place du Marché aux oies. Una suggestiva statua di bronzo con tre oche a grandezza naturale falsamente felici riempiono la piccola piazza. La piazza è un piccolo salotto, e in estate non ne usciresti più.
Durante il pomeriggio ci rendiamo conto di avere ancora un po’ di forza dopo il caleidoscopio di Sarlat e ci dirigiamo verso il castello di Castelnaud (per maggiori informazioni tornare al terzo giorno…) dove visitiamo ogni anfratto. Se aveste la possibilità di vedere solo un castello tra i due rivali, il castello di Beynac-et-Cazenac ed il castello di Castelnaud, vi consiglio il primo. Gli ambienti interni riproducono dettagliatamente il vivere di un tempo, immergendosi così totalmente nel medioevo, mentre il secondo è maggiormente incentrato all’arte militare di un tempo.
Quinto giorno
Facciamo le valigie e lasciamo il mulino/B&B di Birat alla volta di un’altra zona del Périgord: la Valle della Vézère fino ad arrivare intorno a Brantôme e Perigueux. Attraversiamo alcuni borghi sospesi nel tempo, non resistiamo e, nonostante il caldo asfissiante, passeggiamo tra le vie semideserte. Tra gatti addormentati sugli usci delle case aperte ed il lento fiume che ci accompagna lasciamo scorrere il tempo nella Francia rurale che non ha proprio nulla da invidiare alla famosa Provenza.
Da non perdere nella Valle della Vézère:
– Montignac. Un tranquillo paese ospita quella che viene chiamata “la Cappella Sistina della preistoria”. Le Grotte di Lascaux e Lascaux II ospitano le pitture rupestri più famose di Francia, uno spettacolo unico che non vedrete da nessun’altra parte al mondo.
Ci dirigiamo verso l’obiettivo della giornata: la casa sull’albero ci attende! Situata a Lempzours, un paesino che non è altro che un incrocio, un bosco lontano da tutto ospita un campeggio “glamping” davvero unico! Nel nostro articolo descriviamo che cos’è stato per noi dormire in una casa sull’albero in questo scampolo di mondo.
Ceniamo in uno dei tanti borghi della zona annoverati tra i più bei villaggi di Francia e per me è stato il più bello tra i belli, il borgo di Saint-Jean-de-Côle. Ceniamo di fronte allo spettacolare castello al ristorante “Les Temps des Mets” con un sottofondo di musica jazz che proviene proprio dal giardino del castello.
Sesto giorno
Lasciamo la casa sull’albero e ci dirigiamo verso la graziosa cittadina di Brantôme e la esploriamo assaporando anche il suo grazioso mercato. Viene chiamata la”Venezia del Périgord” visti i suoi canali che la attraversano, i suoi bei palazzi ed i suoi ristorantini lungo il fiume.
Da non perdere a Brantôme:
– Abbaye de Brantôme. Un’ex abbazia benedettina oggi convertita a museo d’arte. Da non perdere il campanile romanico costruito nella roccia.
Passiamo il pomeriggio a Périgueux, la capitale del Périgord, per arrivare poi stanchi ma felici nel tardo pomeriggio al bed & breakfast (questa volta prenotato cammin facendo una volta che ci siamo resi conto di voler stare ancora un po’ in questo paradiso).
Ceniamo in un grazioso bistrot a Bergerac, che ha dato i natali al famoso Cyrano.
Da non perdere a Périgueux:
– Il Quartiere di Saint-Front. Vie acciottolate collegate tra loro da cortili e palazzi rinascimentali brulicano di vita.
– La Cathédrale Saint-Front. Cinque cupole bizantine costruite nel XII secolo sono l’emblema della città.
Settimo giorno tra la Dordogne e il Périgord
Passiamo il nostro ultimo giorno a visitare borghi da favola (non trovo davvero altri termini per definirli) come Issigeac e Monpazier e tra vigneti e cantine degustando gli ottimi vini di questa zona così prospera di aziende vitivinicole.
Da non perdere nella zona a sud di Périgueux:
– I borghi fortificati, detti “bastides” di Issigeac e Monpazier che racchiudono al loro interno un tempo sospeso.
-Shopping al negozio “Portrait de Femme” di Issigeac, che cerca con cura gli abiti da proporre e dove lo spirito bohemienne è il padrone di casa.
– Un giro tra le colline ed i vigneti di questa zona chiamata “Périgord Pourpre” proprio per il colore porpora del vino. Ed i castelli trasformati in aziende agricole sono davvero molti.
– Una cena dai “Bus Brothers“, due fratelli che hanno trasformato un autobus di linea in un ristorante, piazzandolo in mezzo alle vigne. Gustare al tramonto un vino locale con i piedi nella terra argillosa non ha prezzo.
Dormire e mangiare nel Périgord
Sebbene sia un solo dipartimento, la Dordogne (o Périgord) è veramente ricca di attrattive e, a meno che non decidiate di starci almeno un mese dovrete scremare le cose che volete vedere. Pertanto è importante trovare una buona base di appoggio ma mettere in conto di dormire almeno in 2/3 posti differenti per non macinare chilometri e chilometri ogni giorno.
Per visitare la valle della Dordogne ed i suoi borghi più famosi (Beynac-et-Cazenac, La Roque-Gageac, Domme, Trémolat ecc.) Sarlat-la-Canéda è un ottima base. In alternativa, la zona offre molte soluzioni di chambre d’hôtes immerse nel verde, dai più cari e lussuosi castelli ai B&B come il mulino di Birat dove abbiamo soggiornato noi per 4 notti (dettagli che fanno la differenza: fare colazione in un terrazzino coperto con accanto un nido di rondini ed un borgo che dopo le 22 viene spenta l’illuminazione pubblica!) Da qui è possibile visitare la zona del Lot e di Rocamadour in giornata.
Per visitare la zona più a ovest, Périgueux e Bergerac sono due buoni punti di partenza. Noi abbiamo soggiornato in un paese vicino a Bergerac, La Force, che di per sé non ha nulla di speciale se non la posizione strategica. Qui vi consiglio la chambre d’hôtes “Les Chenes“, una bella casa con piscina che un simpatico e garbato signore in pensione gestisce con cura.
Ecco i nostri consigli sulla Camargue!
Per quanto riguarda i ristoranti nel Périgord ce ne sono davvero di tutti i tipi. C’è però una cosa che li accomuna tutti, dal gourmet al bistrot: l’oca. Piatto tipico insieme alle noci, viene cucinata in tutti i modi e non c’è un ristorante che non la suggerisca nei propri menù. Detto questo il ristorante migliore che abbiamo provato è senza dubbio La Petite Tonnelle a Beynac-et-Cazenac. La sua cucina regionale con influenze di nouvelle cuisine stimola le papille gustative del cliente. Una cucina oltre i turisti.
Sarlat-la-Canéda è forse la cittadina con più scelta di ristoranti, ma è anche la più turistica, quindi è facile imbattersi in menù degustazione fatti ad hoc per i visitatori e di scarsa qualità.
A Rocamadour è impensabile non assaggiare l’omonimo formaggio ed il ristorante La Roc du Berger permette di gustarlo all’interno di un boschetto con caprette e giochi per i più piccoli.
Cosa ti rimane della Dordogne e Périgord
- Il tempo sospeso. Il viver lento che non è solo dei turisti, ma anche della gente locale.
- I colori. Forti ovunque si guardi. Il cielo è più blu, gli alberi più verdi e le case più ocra.
- Le oche, ovunque. Nel bene e nel male.
- I fiumi lenti, le canoe (centinaia) che li percorrono.
- La ruralità, anche nelle città più grandi. Il caos cittadino è lontano.
- I sapori delle noci, dei dolci e dei formaggi.
9 commenti
perigord
INTERESSANTE
Sono anni che dico di visitarlo,e dopo Provenza Alsazia,Bretagna e Normandia quest’ anno sembra sia venuto il momento…..grazie per i preziosi consigli.
Grazie a te per averci letto! Non te ne pentirai, è un luogo che ci è rimasto nel cuore!
Questo racconto è ESATTAMENTE quello che cercavo per convincermi a fare le vacanze in questa regione un po’ dimenticata!
E a noi fa piacere leggere che ti abbiamo convinto! E’ sicuramente uno dei pezzi di mondo più belli che abbiamo visto!
che bello , quest’anno sarò li dopo il ferragosto
grazie per le descrizioni ed i consigli
maria
Vorrei andarci a dicembre anche se farà freddo, grazie delle informazioni preziose.
Grazie a te per averci letto! Facci sapere come ti sarai trovata!
Anna