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Safari in Kenya: il nostro racconto

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Nella Savana tutto è di più. Il vento soffia di più, le stelle brillano di più, l’escursione termica è di più.
Un Safari in Kenya è un’esperienza prima di tutto intima, è un viaggio al rovescio alla ricerca dell’animale che è dentro di noi.
E’ la vita e la morte. E’ la sopravvivenza di cui ci siamo dimenticati.

Safari in Kenya: dove farlo

La nazione africana del Kenya è una delle più conosciute per i safari. Infatti esistono ben 25 parchi naturali con ecosistemi molto diversi tra loro. La scelta è ampia quindi, per questo occorre capire bene che cosa ci si aspetta dall’esperienza di un safari fotografico.
Per farla semplice: se si desidera vedere principalmente gli elefanti, la scelta giusta è il parco Amboseli, nel centro dello Stato, dove una comunità di circa 1.000 esemplari vive all’interno dell’area. Sono presenti più erbivori che carnivori, pertanto sarà difficile l’avvistamento di grandi predatori.
Se invece si predilige un clima umido e montagnoso si può optare per il parco Tsavo Ovest mentre la sua parte orientale è perlopiù pianeggiante, con una fauna vasta.

Il re dei parchi in Kenya a parer nostro (ma non solo) è il parco del Maasai Mara, che accoglie la grande migrazione dal parco del Serengeti della Tanzania, di cui è la prosecuzione.
La nostra scelta è andata per la precisione al Maara Naibosho Conservancy, un’area privata situata a nord del Paese dove è presente il maggior numero di leoni di tutto il Kenya. Confermiamo: impossibile non uscire per un safari senza vederne una comunità!

La riserva Mara Naibosho Conservancy

La riserva privata del Mara Naibosho Conservancy, limitrofa al famoso parco Maasai Mara, è un’area di conservazione della fauna selvatica di circa 20.000 ettari creata nel recente 2010. E’ nata con l’obiettivo di preservare ma al contempo supportare tramite progetti, non solo la fauna, ma gli stessi abitanti dell’area, il popolo Maasai.
Sono 15 i proprietari terrieri dell’area, che ancora viene utilizzata per la pastorizia. Non è raro infatti vedere, durante un safari, un pascolo di bovini proprio a fianco di qualche giraffa o zebra.
Al Mara Naboisho Conservancy sono presenti solo 9 strutture ricettive che non andranno mai ad aumentare. Di conseguenza anche il numero di turisti che possono entrare nell’area è a numero chiuso riducendo così la folla di veicoli che possono disturbare l’ecosistema.
Il Mara Naboisho Conservancy è la seconda riserva di conservazione della fauna più grande della regione, gli animali sono davvero molti e di tantissime specie.
La percezione, durante i lunghi safari a bordo delle jeep, è quella di essere in un santuario, dove tutti gli uomini hanno un profondo rispetto per gli animali.

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Un tramonto tra gli elefanti

Safari in Kenya: come farlo

Non c’è storia: fare un safari in Kenya da solo è impossibile. Durante il nostro viaggio abbiamo incontrato persone che viaggiavano da mesi su e giù per l’Africa in autonomia, ma per partecipare a un safari, si sono tutti appoggiati a delle compagnie specializzate.

Navigando su internet sono molte le agenzie specializzate in safari, proponendo ognuna i propri pacchetti, che possono variare come giorni o come tipologie di attività (safari a piedi, in jeep ecc.)
Noi ci siamo affidati alla compagnia norvegese Basecamp Explorer che ci aveva già dimostrato la sua serietà durante il nostro safari artico alle Isole Svalbard. Non possiamo che consigliarlo, nulla è andato storto e ti senti seguito dal tuo arrivo a Nairobi fino alla ripartenza verso l’Italia.
Se prima del safari hai deciso di passare qualche giorno al mare, magari nelle splendide Watamu e Malindi, sarai assalito dai “Beach Boys”, ragazzi del luogo che assillano i turisti proponendo pacchetti di safari a prezzi molto interessanti. I safari si svolgono perlopiù presso i parchi Tsavo Est e Tsavo Ovest, raggiungibili tramite terra senza dover prendere voli interni. Noi li sconsigliamo, abbiamo sentito molti racconti dove al primo problema (anche solo una gomma bucata) l’assistenza è stata nulla e altre disavventure di vario tipo. Da segnalare inoltre che se ti affidi a una buona compagnia nelle jeep sarai insieme e poche persone e i Maasai si faranno in 4 per non farti perdere scene uniche che vedrai solo nella Savana.

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Un abbraccio tra giraffe

Come arrivare

Questo è un altro motivo per cui è seriamente consigliato affidarsi a una buona compagnia. Per arrivare al Mara Naibosho Conservancy occorre prendere un volo locale. Noi abbiamo passato una notte presso l’aeroporto di Nairobi in quanto il volo internazionale è arrivato alla sera, e al mattino un ragazzo gentilissimo ci ha portato verso l’aeroporto “domestico” Wilson. Il volo, già tutto prenotato, è stato su un piccolo aereo di circa 30 posti che ti porta al Maasai Mara.
Qui viene il bello. Si atterra su una pista di terra rossa dove un altro aereo più piccolo (davvero piccolo!) ti porta al Mara Naibosho Conservancy facendo delle tappe intermedie. Praticamente un taxi volante!

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Il nostro taxi volante

Safari in Kenya: dove dormire

Durante un Safari in Kenya è possibile soggiornare in diverse tipologie di alloggi. Si può passare da lodge sofisticati in muratura a tende spartane. Presso il Mara Naibosho Conservancy sono presenti 9 strutture tutte di alto livello. La nostra scelta è andata su un campo tendato per avere la natura ancora più a portata di mano.
No, non immaginarti una tenda! Le tende dei campi di Eagle View e Leopard Hill non sono semplici tende! Innanzitutto sono grandi come un appartamento. E poi hanno tutti i confort delle migliori camere d’hotel con la differenza che…sei in mezzo alla natura! Ma per capire cosa vuol dire davvero dormire nella Savana leggi i nostri articoli che raccontano le notti in questi due campi tendati.

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La nostra tenda al campo Eagle View

Cosa portare in un Safari in Kenya

Oltre ad alcuni oggetti fondamentali di cui proprio non puoi farne a meno che ti elencherò tra poco c’è una cosa importante che devi sapere prima di partire per un Safari in Kenya: c’è una forte escursione termica.
L’abbigliamento deve essere quindi, oltre che comodo, a strati. Per intenderci, durante i Safari mattutini potrai essere vestito con felpa e giacca a vento mentre al pomeriggio potrai stare in pantaloni corti e t-shirt. Avere quindi un abbigliamento di tutti i pesi è un obbligo. Ti consiglio anche di non vestirti di bianco, la terra che si alza dalle jeep in corsa ti colorerebbe subito gli abiti!
Per quanto riguarda gli oggetti fondamentali per essere dei veri safaristi (che bello coniare nuovi termini!) ti lascio un breve elenco:

  • Binoccolo – per avvistare meglio gli animali più lontani;
  • Occhiali da sole;
  • Crema solare;
  • fascia per il collo (foulard o buff);
  • scarpe comode;
  • Bagagli morbidi e non valigie rigide (i piccoli aerei accettano solo borsoni morbidi in quanto gli spazi sono ristretti nella stiva);
  • macchina fotografica e/o go-pro (ma devo proprio dirlo?!)
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Tante razze convivono pacificamente

Il nostro racconto

Il nostro racconto di un Safari in Kenya inizia da Nairobi. Arrivati con un volo Air France alla sera, ci rechiamo subito in un hotel nei pressi dell’aeroporto.

La partenza da Nairobi

L’indomani mattina, all’orario concordato, un operatore di Basecamp Explorer ci porta dall’hotel direttamente all’aeroporto per voli domestici Wilson di Nairobi. Un piccolissimo aeroporto, quasi un magazzino, da cui partono aerei mignon diretti principalmente nei parchi.
Prendiamo così un piccolo aereo a elica di circa 30 posti che ci fa volare sopra questa grande città. Quando dall’alto iniziamo a vedere gruppi di elefanti muoversi in terre acerbe capiamo che stiamo per arrivare. Ma no, non è la nostra destinazione finale!
Atterriamo in una striscia di terra rossa dove ad attendere noi e altre 8 persone c’è un piccolissimo aereo già in moto.
Saliamo in stile Indiana Jones su questo secondo aereo buttando i bagagli (rigorosamente morbidi) nella stiva, situata nel “muso” del velivolo.
Non voliamo alto e nel mentre facciamo scalo una volta atterrando su desolate strisce di terra per fare scendere alcune persone.
Alla fine rimaniamo in 4, o forse è meglio dire 3 in quanto Fabio in quel momento non era proprio in sé, pallido e combattuto dalla sua proverbiale paura di volare.
Quando arriviamo a destinazione, ad accoglierci ci sono nell’ordine:

  • Il personale di terra: gnu e gazzelle che osservano il velivolo atterrare e si spostano dalla striscia di atterraggio giusto in tempo;
  • La torre di controllo: le giraffe con in bocca fili d’erba;
  • Un’unica costruzione: un gabbiotto con una toilette (pulitissima peraltro);
  • La jeep con un sorridente Maasai a bordo che ci attende.
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La bilancia all’avanguardia

L’organizzazione dei Safari in Kenya

Il Maasai ci accoglie su una comodissima jeep aperta sia ai lati sia sul tetto. Già il solo tragitto verso il campo tendato di Eagle View, dove passeremo le prime 2 notti è già un Safari.
Qui non c’è fretta, e il nostro autista si ferma con gentilezza ogni volta che noi facciamo “ooohhh” senza mai lasciare trasparire noia, anche se per lui gli animali della Savana sono come per noi le automobili sulle strade.
Veniamo accolti dallo staff di Eagle View con premura, e dopo la presentazione della nostra tenda iniziamo subito ad ambientarci.

Le giornate tipo in un Safari in Kenya


Le giornate si svolgono nella seguente routine:

  • Incontro alle 6 di mattina nella tenda principale, un veloce caffè e alcuni biscotti (giusto per non partire a stomaco vuoto per il Safari);
  • Si parte per un Safari di circa 2 ore e mezza dove si vede il sole sorgere. I Safari vengono svolti sempre all’alba e al tramonto in quanto l’attività animale è più intensa;
  • Si ritorna nel campo per una lauta colazione;
  • Ci si rilassa nel proprio patio leggendo o osservando gli animali di fronte a te fino intorno alle 13.00, quando un buonissimo pranzo viene servito nella tenda principale;
  • Verso le 16.00 si riparte per un Safari che termina sempre quando ormai è buio e gli animali vengono illuminati da una specifica luce rossa che non li infastidisce.
  • Si torna in tempo per la cena, una chiacchera intorno al braciere acceso e si torna nella propria tenda.

Quando veniamo trasferiti dal campo di Eagle View al campo di Leopard Hill le giornate hanno pressoché la medesima routine.
Se pensi che possa essere noioso ti posso assicurare che non lo è. Sul finire dei 4 giorni, con 2 Safari al giorno non eravamo per nulla stanchi o annoiati della ripetizione giornaliera. E sai perché? Perché ogni volta che la jeep si immetteva nella Savana era sempre un’esperienza diversa, mai uguale a quella prima!

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Un ghepardo all’ora della merenda

Il Safari in senso stretto

Una volta sulla jeep, aperta su tutti i lati, si andava alla ricerca di specie animali. I Maasai comunicano tra loro tramite radio per segnalare particolari animali avvistati. Pertanto, dopo aver visto praticamente sempre gruppi di 30/40 leoni, zebre, giraffe, elefanti, ippopotami, scimmie, gnu, bufali, gazzelle e facoceri, ci è capitato di vedere un ghepardo che mangiava una gazzella appena predata o leoncini neonati che si nutrivano dalla mamma. Abbiamo invece cercato invano il Leopardo, che di farsi vedere non ne aveva nessuna intenzione.

La scena madre

Ma la scena madre dei nostri Safari è stata vista una sera, quando ormai era buio. Eravamo sulla via del ritorno, e la jeep era composta da noi e da 2 Maasai, l’autista e l’avvistatore. Ad un certo punto il Maasai, puntando la luce rossa nel buio, vede un gruppo di leonesse in posizione da caccia (un incedere a triangolo, con la bocca semi aperta, lentamente per non sprecare energie).
Le segue a relativa distanza e in un attimo, un facocero viene predato davanti ai nostri occhi. La scena è cruenta, dura. L’animale rimane in vita a lungo prima di essere totalmente sbranato dai leoni che diventano tanti (arrivano tutti i cuccioli al seguito). Nel buio intorno a noi sentiamo ululati e latrati e i flash della macchina fotografica rivelano centinaia di occhietti di iene e sciacalli pronti a prendere gli scarti.
La scena dura circa un quarto d’ora, il momento è concitato per tutti gli animali, compresi noi, vicini a un paio di metri dalla scena, osserviamo con il cuore in gola la natura fare il suo corso.

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Una branco di leoni durante la caccia notturna

E’ solo dopo, quando si torna alla civiltà, quando l’asfalto ritorna a essere il pavimento, quando i clacson sono il suono, quando lo smog è l’aria, che mi sono chiesta se esiste davvero un mondo così ancestrale, o se sia frutto unicamente della mia immaginazione.
Forse mi sono semplicemente addormentata davanti alla tv, durante uno dei tanti documentari. Forse la lotta per la sopravvivenza della Savana non esiste, forse è tutto facile come nella Disney del Re Leone.

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